Immaginazione nella scrittura

Addentrarsi nei sentieri dell’isola permette di intuire e scoprire l’ordine nascosto di una lingua che ha conosciuto una moltitudine di lingue ed è per questo universale. E’ la lingua della natura che la plasma e la modella attorno a me, è una lingua soggetta al mutevole, nonché intrisa di simboli e miti che si leggono nella morfologia del territorio, della storia e della cultura. Lo sguardo mobile si posa dovunque, una sequenza di segni e rappresentazioni determinano l’oggi, intriso di un passato che evoca l’immaginazione, allora si prova la sensazione di vivere un’esperienza ricca di figure, forme e metafore. Sono piacevolmente coinvolta in un’estasi della percezione e ciò accade quando un angolo del paesaggio prima non valorizzato ai miei occhi, conquista il mio sguardo e mi porta a pensare di essere me stessa osservata da ciò che stavo contemplando. Scopro di partecipare ad una trasformazione: la terra con i suoi alberi, con le viti e i numerosi giardini e dammusi che puntellano il territorio, mi è più vicino per una specie di fusione, di atto d’ amore, d’ incontro. Io in quanto donna ci sono, sono ovunque, testimone di una storia che cavalca il tempo, la lontananza è sparita in una vicinanza. La percezione, grazie ad un demone del silenzio, non è mutata in una descrizione, ma in una illuminazione. L’ immaginazione mi porta lontano e in una serata d’ estate dopo il temporale, mi è consentito di godere dei supremi silenzi, di osservare il volteggiare delle lucciole sull’ erba bagnata, di ascoltare il bubolare degli uccelli notturni, di sostare sotto un muro o ascoltarmi nel silenzi di una chiesa. E’ cosi’ che le parole taciute raggiungono il cuore e accompagnano il calpestio dei miei passi sullo sterrato o nei sentieri da cui le erbe selvatiche con i loro profumi catturano il mio olfatto e mi riportano agli antichi sapori che sanno di piatti preparati dalle mani esperte delle mamme e delle nonne. Un paesaggio che apre al ricordo e le sue cromie vibrano e sonore si confondono col paesaggio interiore. Anch’io vibro con un moto di congiunzione nella inesplicabile rete che tesse le stagioni dell’universo in me percepito.