La nostra è un'isola, Pantelleria, circondata dal mare, un mare che sprigiona tutta la sua vitalità e i suoi inconfondibili profumi nei giorni di tempesta, come in quelli di calma piatta.
Come ho sempre sostenuto però dall'osservazione attenta del paesaggio creato dal lavoro incessante dell'uomo, Pantelleria è fondamentalmente un'isola di terra e di pietre e questa terra è stata sempre osservata dai suoi abitanti con una certa religiosità, in essa hanno sempre visto la propria " Madre " che, come tale richiedeva cure, attenzioni e tanto amore.
La terra a Pantelleria è pervasiva, onnipresente, si insinua in ogni anfratto e fessura per consentire alla vita di manifestarsi: tutto questo ci induce spesso a scoprire in che cosa consista il nostro rapporto quotidiano con quanto ci nutre, ci arricchisce, ci offre bellezza e ci consente di riprodurci.
Essa è parte costitutiva della nostra identità sia fisica che piscologica : è bello abbandonarsi in essa nei momenti di quiete per osservare a lungo le mutazioni di una nuvola, l'arrivo di un temporale, come un tramonto infuocato che ci fa sognare e ci invita alle illusioni di un domani migliore. La Terra ci chiede di saper ascoltare i suoi appelli espliciti e visibili, ma anche quelli sotterranei.
La nostra terra è tutto questo: richiede ogni giorno che i nostri occhi si posino sulla bellezza di un paesaggio creato dai nostri padri: la dobbiamo amare tanto da non vederla trasformare e fare in modo che i nostri figli la osservino con gli occhi di chi in essa vede la vita rinascere. Solo cosi' possiamo proteggerla e creare con la sensibilità culturale e la conoscenza del nostro passato, i presupposti di un futuro che la valorizzi nel religioso rispetto di quanto è stato realizzato finora.
Occorre per questo che le parole e i racconti, il rispetto e la salvaguardia delle storie che la terra ci ha consegnato, vengano custodite. Custodire e valorizzare il nostro bene comune rappresenta una fede civile che è rintracciabile nelle tradizioni umanistiche, perchè da sempre hanno saputo guardare al cielo, attratte dall'infinito: hanno sempre però saputo abbassare lo sguardo verso quanto la terra ci dice, per darle quella parola che le manca e a noi, per questo motivo, affidata.
Prof.ssa Antonietta Valenza
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