Il territorio dell’isola apparentemente piccolo ,offre al visitatore la possibilità di addentrarsi spesso nell’entroterra e scoprire costruzioni particolari che sfidano il tempo, tra queste le chiesette rurali che sono disseminate nelle contrade e testimoniano il volere di una comunità di celebrare le festività o raccogliersi in preghiera per propiziarsi la benevolenza del Santo al quale erigevano una chiesa.
Le incursioni dei pirati avvenute nel XVI secolo hanno di fatto distrutto ogni traccia delle numerose chiesette esistenti sull’isola in quel periodo, la stessa Chiesa Matrice venne incendiata nel 1553 durante l’incursione del pirata Dragut. Tra il XVII e il XVIII secolo si formarono a Pantelleria molte congregazioni e confraternite che si presero cura delle chiesette rurali esistenti e ne edificarono di nuove. L’attenzione a questi edifici, che sparsi per l’isola servivano le piccole comunità contadine, permettendo la pratica religiosa senza doversi allontanare troppo dalle proprietà, continuò anche con l’arrivo dei Frati Cappuccini. Di alcune chiese, però, si è persa nel tempo ogni traccia e nemmeno è stato possibile ricostruirne la storia.
Le chiesette dovevano essere in numero maggiore alle 17 attuali. Di recente è rinata una nuova attenzione, infatti, oggi le chiesette, spesso ricostruite su antiche strutture demolite o scomparse, sono state censite e vengono mantenute in ordine. Almeno una volta all’anno viene celebrata la Santa Messa nel giorno in cui il Santo, a cui è dedicata la chiesa, viene ricordato dal calendario liturgico. Le chiese costruite con la tecnica della lavorazione della pietra, rappresentano tuttora un imponente patrimonio architettonico che ha avuto origine con i popoli del passato ma è sempre sopravvissuto, grazie alla salvaguardia dovuta ai simboli identitari.
I luoghi e lo stile di vita degli abitanti, legati a credenze e abitudini antiche ancora attuali. E’ importante entrare nello spirito che ha sempre animato l’esistenza degli abitanti delle contrade, affratellati dalla solidarietà e dalla devozione costante a un santo protettore per propriziarsi la benevolenza di chi, al di sopra di loro, avrebbe tutelato e custodito la famiglia e il frutto di tante fatiche. Gli spazi interni e l’altezza dei muri, nonché il loro spessore si rifanno alla costruzione delle tipiche abitazioni. La navata centrale presenta una copertura a botte con un diametro che non supera i quattro o i cinque metri. In alcune chiesette le navate laterali e l’abside presentano la copertura a volta, mentre gli altari laterali si rifanno alla tipica alcova. All’esterno le chiesette presentano un sacrato delimitato da “ducchene” come nei “ passiaturi” dei dammusi e la copertura esterna delle arcate laterali, forma una rasatura merlata che serve per la fuoriuscita dell’acqua piovana e per distinguere una chiesa da una comune abitazione.
Le chiesette dell’isola si mimetizzano al pari dei dammusi nel paesaggio e lo rendono ancora più singolare se pensiamo ad un passato non tanto lontano quando in quelle chiese due giovani coronavano il loro sogno d’amore. Ancora di più perché a tutt’oggi tante coppie per il fascino esotico che esse sprigionano, desiderano sposarsi in esse.
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