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Arrivo 09-12-2024
Partenza 16-12-2024
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Bue Marino di Pantelleria culla delle foche monache

La foca monaca è l’anima del Mediterraneo.

Ma è uno dei mammiferi più a rischio di estinzione.

Un tempo, ella era la regina del nostro mare, poiché si muoveva compiendo centinaia di chilometri da Gibilterra fino al Mare Egeo.

Ciò che mette a rischio la sua specie è una serie di fattori: pescatori che la vedono come concorrente, l’inquinamento, ma anche per l’eccessivo sovraffollamento di certe zone, dove la foca non ha più trovato la tranquillità per riprodursi.

Eppure un tempo, in Italia, la foca monaca si riproduceva quasi dappertutto.

Ovunque troviamo una grotta con il nome bue marino, quella era l’alcova del simpatico mammifero.

A Pantelleria è suggestiva la grotta e costa del Bue Marino, facile approdo per le femmine dei magnifici mammiferi, che vi si rifugiavano per dare alla luce i loro piccoli.

Il nome della spelonca deriva dal fatto che gli antichi, che si cibavano a quel tempo di foche, la vedevano come un vitello.

L’ultima volta che è stata avvistata, risale al 2009 nei pressi dell’Isola del Giglio.

Una grande predatrice, sfuggente e guardinga, la foca monaca ha questo nome per via del suo mantello, nero e bianco, come il saio di un monaco.

Un tempo, come accennato, esso era molto diffuso nel Mediterraneo, ma ora le stime parlano di circa soli 700 esemplari in tutto.

Ma le cose stanno cambiando, infatti si registrano nuovi avvistamenti in Croazia, Marocco, altre zone del Mar Egeo e anche nel nostro paese.

Adesso si percepisce che è il momento di cambiare il rapporto dell’uomo con questo animale, massacrato per millenni e che ora acquisisce un sapore quasi mitologico.

Omero la chiamava “la bella figlia del mare”.

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