Attendevo da tempo il giorrno della mia partenza per un’isola lontana, Pantelleria!
Di essa avevo sentito parlare alcuni dei miei amici, avevo visto immagini televisive, ma mai avrei immaginato di rimanere cosi affascinata da tanta bellezza. Ciò che di più mi ha colpito è stato abitare in Dammuso: una vacanza insolita, lontana dagli schemi abituali.
Ero da sola, libera di dormire o vegliare, di sostare al mattino in una sdraio ad osservare il mare e la sera il cielo stellato. Ho vissuto sensazioni bellissime, mi sono portata il ricordo di odori e sapori che spesso mi attraversano e mi incitano a ritornare. Pantelleria, terra di passito e capperi, i due indiscussi principi dell’alimentazione pantesca, semplice e ad un tempo oltremodo saporita, perché ogni ingrediente è frutto di una terra vulcanica, dove non esiste l’irrigazione e dove ogni pianta con le sue radici trae sostegno nelle profondità della terra.
Un giorno ho deciso di attraversare un sentiero mappato dal Parco Nazionale, un lastricato dove l’ombra dei lecci mi ha consentito di sostare più volte per ammirare il paesaggio che si stagliava al mio sguardo: il Lago Specchio di Venere, il Mare e un insieme di terrazzamenti dove incontrastata dominava la coltivazione della vite ad alberello di uva Zibibbo. Mi sono sentita assalire da un’emozione rara al pensiero dell’immane lavoro umano per consentire a me e a tanti come me il privilegio di una vista così emozionante ed unica nel suo genere.
Poi ho continuato il mio cammino e il mio olfatto è stato colpito da un odore particolare: era pesce che veniva cucinato da una signora che si è affacciata sulla porta del suo Dammuso per prendere il prezzemolo dal suo orto. L’ho salutata e mi ha invitata ad entrare. Ho accettato e ho notato che aveva riempito le “vope“ per poi fare il sugo di pesce. Che meraviglia ! Mai viste le vope ripiene. Chiesi la ricetta.
Quattro vope grosse a cui vanno tolte tutte le spine anche quella centrale. Si prepara la mollica con pane grattugiato raffermo, uno spicchio d’aglio tritato finemente, prezzemolo, mandorle tostate e tritate, parmigiano, sale e pepe, olio. Col composto si riempiono le vope, si passa il bianco dell’uovo nella parte ripiena e si friggono. A parte si prepara la salsa di pomodoro fresco e poi si aggiungono le vope che si cucineranno ulteriormente nella salsa. Con essa si condiranno gli spaghetti al dente e la Vopa ripiena costituirà il secondo.
Porto ancora nei miei ricordi il gusto di quel cibo, dell’accoglienza ricevuta e di avere assaggiato uno dei passiti più buoni, fatto in casa dalle mani esperte del Signor Antonio. Un luogo che mi è rimasto nel cuore e che desidero ancora rivedere.
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